Spazio libero dedicato ai racconti erotici, alla lussuria , alla perversione , all'esibizionismo , alla dominazione , all'erotismo e alla pornografia amatoriali in tutte le loro forme. Lo spazio è anonimo, aperto a tutti e completamente esente da sfruttamento commerciale e tutti i riferimenti sono a siti free.
lunedì 14 giugno 2010
IL BUCO ( repost )
"Ti dico che è vero! Devi credermi! Un cazzo di dimensioni notevoli!"
Claudia parlava all'amica con evidente concitazione.
"Maria l'ha visto! Proprio in quel teatro. Era nei bagni delle signore,
ultima toilette a destra. E' comparso all'improvviso da un buco nella
parete. Poverina! E' scappata terrorizzata senza neanche pulirsi. Però deve
essersi fermata un attimo a guardarlo perché me l'ha descritto bene e nei
particolari: un gran bell'esemplare in erezione!"
Le due amiche scoppiarono a ridere.
"Ma non sarà la solita leggenda metropolitana?" Chiese Sara scettica "Forse
Maria era sbronza o si sarà fatta suggestionare dalle dicerie che circolano
su quel teatro. Chissà cosa avrà visto in realtà!"
"Chi?! Maria?! Quella santa non beve e non racconterebbe una bugia neppure
sotto tortura! No! E' vero ti dico. Del resto è già la terza volta che sento
questa storia. Pensano che si tratti di uno dei custodi. Deve aver trovato
il modo di spiare le donne che entrano in quella toilette e, se sono di suo
gradimento, fa... la sua comparsa attraverso un buco ricavato in un pannello
di metallo. Dietro deve esserci un ripostiglio o una sorta di camera
segreta, ma l'entrata non si trova; perlomeno non dai corridoi aperti al
pubblico."
"Ma nessuna ha sporto denuncia?"
"Tu andresti alla polizia per lamentarti di aver visto un cazzone alla
toilette? E poi, mica ha violentato nessuna!"
"Ma tu ci sei stata?" Chiese Sara.
"Chi io?! Scherzi? Non farei l'abbonamento alla stagione di lirica neppure
per tutti i cazzi del mondo!"
Le due amiche risero nuovamente.
"Tu piuttosto" continuò Claudia "Sei ancora sicura di volerci andare
stasera? Non preferiresti uscire con noi? Ci facciamo una pizza e andiamo al
cinema..."
"Ti ringrazio. Ma sai che adoro la lirica e sono anni che non assito più ad
uno spettacolo. Non ne vedo l'ora! Però puoi stare tranquilla: se mi dovesse
scappare la pipì la terrò o comunque eviterò l'ultima toilette a destra."
Claudia e Sara si salutarono sorridendo.
Capelli raccolti in uno chignon, abito lungo nero aderente con scollatura e
spacco provocanti, collana ed orecchini di perle: Sara non riusciva a
immaginarsi più elegante di così. Sorrideva felice ed eccitata salendo i
gradini del teatro a braccetto di suo marito.
Gianni non amava la lirica e lei aveva quindi molto apprezzato il fatto che
avesse deciso di accompagnarla per l'intera stagione.
Sara divorò con gli occhi e le orecchie tutto il primo atto, mentre il
marito ne accolse la fine con evidente sollievo, lieto di poter finalmente
scendere al bar. Vi si recarono subito, con tutta la folla. Presero entrambi
qualcosa da bere ed incontrarono una coppia di amici con cui si misero a
conversare.
Il bar del teatro era uno dei ritrovi dell'alta società cittadina, una vera
e propria passerella. Sarà era orgogliosa di sentire su di se gli sguardi
carichi di desiderio della maggior parte degli uomini.
Una ventina di minuti dopo, l'improvviso sciamare della gente annunciò
l'inizio del secondo atto. I due mariti, scherzando, si fecero coraggio a
vicenda.
Stavano per risalire le scale quando Sarà sentì impellente il bisogno di
andare in bagno. Un brivido strano la percorse. Le tornò in mente quanto le
aveva raccontato l'amica e pensò quindi di trattenere lo stimolo.
"Ma che sciocca sono! Non mi farò mica influenzare da una diceria!
D'altronde se mi scappa..." pensò subito dopo.
Ebbe l'impulso di chiedere al marito di accompagnarla, ma poiché questi
stava conversando amabilmente con l'amico, decise di non disturbarlo:
"Io devo andare alla toilette: ti raggiungo di sopra." Si limitò a dire; poi
s'incammino lungo il corridoio seguendo l'indicazione verde tra le luci
soffuse.
Giunse di fronte alla porta con il disegno stilizzato della gonnellina
proprio mentre una signora ne usciva frettolosamente. Ne venne urtata.
"Oh! Mi scusi! Perdoni la mia fretta, ma sta per iniziare il secondo
atto..." Si giustificò questa.
Si figuri..." Ebbe appena il tempo di risponderle prima che si allontanasse;
poi spinse sulla maniglia ed entrò timorosa ed inquieta.
Nel bagno non c'era più nessuno. Nel silenzio si sentiva solo il ronzio dei
motorini elettrici delle ventole. Sara rimase subito colpita dallo sfarzo
dell'arredamento al limite del ketch: marmi, specchi, lampade dorate, luci
giallognole.
Si diresse velocemente verso la porta della toilette più a sinistra. La
pulizia dei sanitari la rassicurò:
"Ma di cosa ho paura? Che stupida che sono! Non crederò mica a tutte quelle
balle?" pensò stizzita.
Ribellandosi al suo stesso nervosismo, uscì dalla toilette in cui era
entrata.
Per un attimo rimase sorpresa ed affascinata vedendo la sua immagine
riflessa nel grande specchio sopra i lavandini:
"Certo che sono ancora una gran bella figa!" Disse compiacendosi.
Sorridendo maliziosamente a se stessa si voltò e si diresse verso il fondo
del bagno.
Una curiosità morbosa ed irresistibile si era ormai impossessata di lei
oltre ad una strana eccitazione.
Pose la mano sulla maniglia dell'ultima porta a destra e l'aprì di scatto.
La delusione le piombò addosso pesante: non solo non c'era nessun cazzo, ma
non c'erano neppure buchi nel muro.
Sarà sorrise sarcastica: "Come volevasi dimostrare: tutte sciocchezze!"
pensò.
Quindi, richiamata improvvisamente dallo stimolo fisiologico, chiuse la
porta col gancio e si sollevò con cura il vestito. Calatasi anche le
mutandine, si sedette sulla tazza e si godette la lunga e piacevole
pisciata.
Lo scroscio argentino del suo getto si stava appena affievolendo quando la
sua attenzione fu richiamata da un particolare nella parete: al centro di un
pannello di metallo c'era un cerchio. Non era proprio un buco perché era
tappato con lo stesso materiale di cui era costituito il pannello, tanto da
risultare quasi invisibile, ma il cerchio indubbiamente c'era.
Sara fu presa da uno strano presentimento e sentì nuovamente un brivido
percorrerle la schiena. Le parve anche di sentire un rumore provenire
dall'altro lato di quella strana parete. Senza distogliere lo sguardo da lì,
staccò un pezzo di carta igienica dal rotolo e si pulì frettolosamente. Si
voltò solo un attimo per cercare il pulsante dello sciacquone che premette
in fretta, così da potersene finalmente andare. Quando si voltò rimase
paralizzata dal terrore: il tappo non c'era più. Al suo posto c'era solo un
grosso foro nero.
Dopo qualche secondo vide comparire qualcosa. Sarà capì subito di cosa si
trattava: lentamente, simile ad un cobra che esce dalla tana, un grosso pene
eretto entrò attraverso il buco.
Sarà lanciò un acuto gridolino di terrore. Per lo spavento si ritrovò
pericolosamente in piedi ed in bilico sopra la tazza del water; se avesse
visto un grosso ratto si sarebbe spaventata di meno! Rimase così per diversi
secondi, senza riuscire a distogliere lo sguardo da quel membro.
Era veramente di dimensioni notevoli: lungo, largo e duro, nerboruto e
venato da grossi vasi blu, con una cappella molto pronunciata, gonfia e
violacea. Era proprio lui: il cazzo che l'amica le aveva descritto.
Ripreso il controllo di se, Sara scese con circospezione dalla tazza e,
appoggiandosi di spalle alla parete opposta rispetto a quella da dove era
sbucato il pene, scivolò verso la porta senza perderlo di vista, come per
paura che questo potesse in qualche modo morderla o farle del male.
Si mise ad armeggiare nervosamente con il gancetto; nel frattempo trovò il
coraggio per rompere quell'angosciante silenzio e, sforzandosi di mantenere
un tono calmo, così da apparire sicura di se, si rivolse allo sconosciuto:
"Ora io esco da qui e vado a chiamare una guardia. Poi torno e le faccio
passare la voglia di fare questo tipo di scherzi!"
Sara si accorse di aver pronunciato quelle parole con voce tremante.
Tuttavia si aspettava che l'uomo, impaurito dalle minacce, si dileguasse;
invece il suo cazzo era rimasto lì, immobile ed impertinente, nel silenzio
più totale.
"Mi ha sentita?! Ora chiamo i Carabinieri e poi vedremo se avrà ancora la
voglia di fare lo spiritoso!" Esclamò più alterata.
Nel frattempo era finalmente riuscita ad aprire la porta.
"Le conviene filarsela!" Disse ormai più sicura.
Il cazzo però continuava a svettare imperturbabile. Sarà ebbe un moto di
stizza. Ora poteva andarsene, ma non riusciva ad accettare l'idea di fuggire
sconfitta, come una ragazzina scandalizzata e spaventata. Immaginava il
ghigno di quell'uomo oltre il pannello e perse le staffe:
"HAI SENTITO LURIDO MAIALE QUELLO CHE TI HO DETTO?! ORA CHIAMO LA POLIZIA E
POI VEDIAMO!" Urlò inferocita.
Il cazzo non fece una piega. Sarà, inviperita, non seppe trattenersi da
tirargli una sberla. Ebbe all'ultimo istante un ripensamento ma non riuscì a
fermare completamente la mano. Il risultato fu un buffetto ridicolo che non
smosse il pene di un millimetrò. Le sembrò di vedere quel cazzo ridere.
Adirata anche con se stessa, partì con un altro paio di sberle. Questa volta
furono potenti ed efficaci: il pene oscillò vistosamente.
Sara si rese conto con ribrezzo di averlo toccato. Certo! Era stato per
impartirgli una lezione! Però lo aveva toccato e non aveva potuto fare a
meno, tra se, di apprezzarne consistenza e durezza. Il paragone con il
marito attraversò la sua mente rapido ed inevitabile. Non aveva mai avuto di
che lamentarsi riguardo all'arte amatoria di Gianni e, anche a livello di
dimensioni, aveva sempre ritenuto che fosse ben dotato. Ma quell'affare era
decisamente un'altra cosa!
Ripresasi immediatamente dalle sue imbarazzanti riflessioni, Sarà si ritrovò
ancora più sconvolta ed arrabbiata. L'uomo continuava a rimanere silenzioso
ed impassibile. Lei perse completamente le staffe:
"BRUTTO PORCO SCHIFOSO! TE LO STACCO QUEST'AFFARE! GIURO CHE TE LO STACCO!
COSI' NON LO POTRAI PIU' INFILARE DA NESSUNA PARTE!"
Afferrò il cazzo con entrambe le mani e cominciò a tirarlo in tutte le
direzioni con violenza: su, giù, a destra e a sinistra; infine verso di se.
Sicuramente, questa volta, doveva avergli fatto male. Sarà si fermò
ansimante e soddisfatta. Poi sentì il calore e si rese conto di avere ancora
entrambe le mani serrate con forza alla base del pene. Era bollente e, dopo
il trattamento ricevuto, risultava ancora più duro e arrossato. Sarà stacco
rapidamente le mani dal membro e le portò alle guance imbarazzatissima.
Improvvisamente sentì uno strano odore: un odore di maschio sconosciuto e
dolciastro; un misto di sudore, ammoniaca, pesce... deodorante, forse. Sara
cominciò ad annusare e realizzò con ribrezzo che l'odore proveniva proprio
dalle sue mani.
Allora si sedette sconvolta sulla tazza del water e rimase ad osservare il
cazzo: era ancora lì, a mezzo metro da lei, immobile ed imperturbabile.
Consapevole del fatto che l'uomo non poteva vederla, Sara si chinò in
avanti, avvicinandosi silenziosamente con il viso al pene, così da poterlo
annusare: era attirata ed incuriosita da quell'odore particolare e voleva
percepirlo meglio. Giunta a pochi centimetri di distanza, prese ad osservalo
in ogni dettaglio, annusandolo come una cagna. L'odore era forte e
penetrante ma non era spiacevole.
Una gocciolina di liquido seminale aveva fatto capolino dallo sbocco
dell'uretra e Sara, che si era avvicinata troppo, la raccolse
involontariamente con la punta del naso. Si raddrizzò di scatto e ci passò
sopra la mano con ribrezzo. Così facendo però strusciò la gocciolina sul
labbro superiore. Automaticamente la lingua corse rapida a sentirne il
sapore. Resasi immediatamente conto di quello che aveva fatto, Sara sputò
per terra nauseata, quindi tornò ansimante a fissare quel cazzo che stava
riuscendo perfettamente a farla sentire ridicola.
Fu allora che senti la sensazione di bagnato in mezzo alle gambe.
Incredula, si tastò con una mano. Trovò le mutandine umide dei propri umori.
Senza rendersene conto, si era eccitata all'inverosimile.
Il suo respiro divenne affannoso, i suoi pensieri confusi.
C'era ancora quel silenzio angosciante, disturbato solo dal suono lontano di
un'orchestra, e quella strana pace... e quel pene maestoso, lì, tutto per
lei.
Pace e silenzio... ed improvvisamente la voglia.
Sara, letteralmente ipnotizzata dal cazzo, non riuscì più a pensare.
Allungò timidamente una mano e, con la punta delle dita lo raggiunse.
Mentre il cuore le batteva all'impazzata, lo percorse con delicatezza
dall'inizio fino al glande, apprezzandone ogni irregolarità. Poi, inspirando
profondamente e chiudendo gli occhi, serrò la mano appena sotto la cappella
e cercò di tirare ancor più verso la base quella pelle già tesa.
Sara provò ad immaginare l'espressione tronfia e soddisfatta che lo
sconosciuto doveva aver assunto in quel momento oltre la parete: lui aveva
vinto! Ma la sensazione di umiliante sconfitta che lei provava non faceva
altro che aumentare la sua eccitazione.
Si sentiva molto sporca e molto puttana; e tutto ciò la stava facendo
impazzire.
Prese a muovere la sua mano su e giù lungo l'asta.
"Ma cosa sto facendo?" si chiese con un ultimo sprazzo di lucidità.
"Certo che sono proprio una gran troia!" Si disse senza riuscire a
trattenere un sorriso.
Sara pensò che le sarebbe piaciuto vedere quel cazzo sborrare. Aumentò il
ritmo. Con l'altra mano si abbassò in qualche modo le mutandine, raggiunse
velocemente il clitoride e con la punta delle dita cominciò a premerlo verso
il basso. Era bellissimo.
Un'altra strana idea le passò per la testa. Sarà provò a scacciarla,
inutilmente; quindi si alzò dal water e si inginocchiò davanti al cazzo,
eccitata e tramante.
Senza smettere di muovere la mano su di esso, provò ad avvicinarsi
lentamente con la bocca. Vincendo le ultime paure l'aprì, tenendosi tuttavia
ancora leggermente distante, quindi sporse la lingua più che poté. Lo toccò
appena con la punta.
Il glande si era nuovamente inumidito di una goccia di liquido seminale.
Sara, questa volta, ne assaporò lentamente il gusto un po' salato.
Quella cappella enorme era lì ad un centimetro da lei; l'odore era forte...
Sara chiuse gli occhi ed appoggio le labbra sul glande. Lo succhiò appena,
dandogli una specie di piccolo bacio, quindi lo colpì con la punta della
lingua.
Era in attesa, curiosa, di qualche reazione da parte dell'uomo: di nuovo
alternò un bacio ad un colpo di lingua.
All'improvviso sentì distintamente, seppure ovattati dal pannello, un
grugnito di piacere ed un lungo sospiro. Sara, esaltata da quel primo
segnale di cedimento, spalancò la bocca per accogliervi tutto il glande. Si
sentiva piena già solo di quello, tuttavia cominciò a muoversi avanti e
indietro anche sull'asta. Si rese conto di volerlo sentire fino in gola.
Eccitatissima, immaginò la sua bocca inondata da un fiume di sperma caldo e
prese a muoversi con maggior vigore. Teneva le labbra a cerchio, percorrendo
con ritmo sostenuto il pene, dalla cima fino a poco più della metà, punto in
cui sentiva la cappella premerle sulla gola provocandole stimoli di
rigurgito. Era tuttavia distante dall'inglobarlo completamente. La parte
iniziale dell'asta che non riusciva a raggiungere con le labbra era comunque
sempre serrata dalla sua mano in movimento. Con l'altra mano era tornata a
masturbarsi.
Era fradicia all'inverosimile. Sara pensò che non si sentiva così eccitata
da molto tempo:
"Bagnata come sono, in questo momento potrei infilarmi dentro qualsiasi
co..."
Non terminò neanche il pensiero. Dentro di lei, un'irrazionale voglia
animalesca e la sua ragione presero a fare a pugni.
Sara si rialzò di colpo accaldata, tremante, stordita.
Con la testa che le girava, si sollevò frettolosamente il vestito e lo
arrotolò in vita, facendo tuttavia attenzione a non rovinarlo; nel
frattempo, muovendo un po' le gambe ed aiutandosi con un piede, fece cadere
a terra le mutandine.
"Solo un po' lì, lo voglio sentire solo un po' lì" pensò per mettere a
tacere la sua coscienza. Quindi, appoggiandosi con le spalle al muro, si
mise a cavalcioni del cazzo e lo strinse con le cosce. Questo era così lungo
che sbucava dalle gambe con tutta la cappella. Sara, sorridendo, immaginò di
essere un uomo: serrò il glande con la mano e finse di masturbarsi. Non poté
fare a meno di pensare quanto strane e piacevoli fossero la complicità e
l'intimità createsi tra lei e quello sconosciuto; anzi, tra lei e quel
cazzo!
Nuovamente al culmine dell'eccitazione, Sara prese a strusciarsi su di esso
tenendo le gambe leggermente chiuse. Il membro divaricava le sue grandi
labbra e strusciava contro il clitoride; gli umori della vagina lo facevano
scorrere a meraviglia. Sara, per apprezzare meglio la sensazione, si chinò
in avanti appoggiandosi con le braccia alla parete opposta.
"Ecco, voglio venire così! Mi basta solo così!" Si disse mentendo.
Successivamente, allontanandosi un po' dalla parete, cercò in tutti i modi
di sentire il glande premerle sull'imbocco. Vi indugiò più volte, spingendo
dolcemente quando lo sentiva puntare.
Improvvisamente la cappella trovò bene l'ingresso della vagina e vi entrò
per un piccolissimo tratto. Sarà si bloccò all'istante: se in quel momento
avesse spinto di più, il cazzo l'avrebbe penetrata sul serio. Rimase
titubante per qualche secondo; poi, vincendo le ultime remore, chiuse gli
occhi e spinse col peso del suo corpo.
Aveva immaginato che il pene le sarebbe scivolato dentro con facilità, ma le
dimensioni erano tali che questo faticava ad entrare, pur essendo lei
ottimamente lubrificata.
Spazientita, Sara si aiutò con le mani, divaricandosi più che poté e
spingendo con tutta la sua forza.
All'improvviso il pene sprofondò in lei. Sara si sentì letteralmente
spaccare in due.
Sentendolo dentro di se, le pareva ancora più grosso; le sembrava di
sentirlo arrivare quasi allo stomaco. Rimase per un po' così, immobile, a
godersi quella sensazione; poi si rimise diritta, tornando ad aderire con la
schiena alla parete. Strinse le gambe il più possibile. La sensazione di
riempimento che provava era bellissima. Rimanendo ferma, riportò una mano al
clitoride e riprese a masturbarsi.
Di nuovo, immagino quel pene esplodere di piacere dentro di lei e
rigurgitare fiotti di sperma caldo fino a riempirla. Allora, insoddisfatta
del solo movimento della sua mano, si chinò ancora in avanti per potersi
muovere su di esso.
Cominciò molto lentamente per poi aumentare progressivamente l'escursione
man mano che lo sentiva scorrere con più facilità. In breve prese a farlo
alla perfezione: alternando i movimenti, si portava in avanti fin quasi a
sentirlo scivolare fuori per poi spingere con le braccia fino ad impalarsi
completamente:
"COSI' BASTARDO! SCOPAMI COSI'!" urlò senza rendersi conto che stava facendo
tutto da sola.
L'orgasmo era vicino, ma Sara non voleva che quel gioco finisse troppo in
fretta. Ormai ci stava prendendo gusto. La situazione era sconvolgente:
scopare con uno sconosciuto in quel modo assurdo! Mai avrebbe immaginato di
poter cadere tanto in basso; ed era proprio quel pensiero la causa della
sensazione di ebbrezza che provava. Ma, al pari di una droga, ora ne voleva
di più. Voleva provare tutto ciò in maniera ancora più forte e più violenta,
voleva sentirsi ancora più sporca, più troia.
Ansimante, si sfilò dal pene rialzandosi di scatto e si voltò a guardarlo:
reso lucido dai propri umori, le pareva, se possibile, ancora più
gigantesco.
"No! Non posso farlo! Non entrerà mai!" pensò spaventata ma ormai decisa a
sodomizzarsi. Infatti, sebbene avesse già praticato quel tipo di rapporto
con suo marito, si rendeva perfettamente conto che, date le dimensioni in
questione, la cosa presentava notevoli difficoltà. Tutto questo comunque
sortì solo l'effetto di eccitarla ancora di più.
Portò più volte la mano alla vagina e poi all'ano per inumidire la parte. Vi
aggiunse anche molta saliva, quindi provò ad infilarvi un dito. Vi riuscì
con facilità. Provò allora con due. Infine, impaziente, decise che avrebbe
verificato direttamente con il pene se quanto si era proposta era possibile.
Afferrò i glutei con entrambe le mani e li divaricò; quindi cercò il glande
con l'ano. Quando le sembrò di essere in posizione, provò a spingere. Le
pareva che il cazzo premesse uniformemente su tutta la zona e non solo sullo
sfintere. Effettivamente era così.
Provò allora ad aiutarsi con una mano. Si bagnò nuovamente con molta saliva.
Sentiva che il pene stava forzando nel punto giusto, ma si rese anche conto
che sarebbe stato necessario spingere con molta più forza ed inevitabilmente
con dolore. Lo fece. Per fortuna il pene non aveva perso nulla della sua
consistenza iniziale.
Esultante, Sara sentì il glande entrare leggermente in lei. In realtà la
sensazione era molto fastidiosa, quasi al limite del dolore, ma Sara era
ormai decisa ad andare fino in fondo. Cercando di non vanificare il
risultato fin lì ottenuto, raccolse lentamente con le dita un altro po' di
saliva e bagnò da sopra l'ultima parte del glande e la corona, che erano in
procinto di entrare. Con ottimismo, inumidì anche buona parte dell'asta.
Spinse con forza. Questa volta la cappella entrò completamente. Sara sentì
il male e si immobilizzò. Era più che sufficiente. Sentire la parte finale
del retto così dilatata era una sensazione fastidiosissima e rischiava di
far scemare la sua eccitazione. Sara si chinò molto lentamente in avanti e
si appoggiò con un braccio teso alla parete di fronte. Con l'altra mano
tornò a masturbarsi.
Fu stupita di scoprirsi ancora più eccitata. Clitoride e piccole labbra
erano turgidissimi. In breve Sara si riportò vicina all'orgasmo.
Provò a muoversi lentamente sul pene, facendo attenzione a non riacutizzare
la sensazione di fastidio a cui si era ormai abituata. Guadagnò addirittura
qualche centimetro. Si sentiva letteralmente sventrare e la cosa le piaceva
alla follia.
Sara sentì l'orgasmo arrivare. Questa volta non si oppose.
Si appoggiò con entrambe le braccia alla parete opposta ed in preda a
scossoni violenti si spinse all'indietro impalandosi ancora di più:
"Vieni! Ti prego! Vieni!" implorò gemendo, nell'apice del godimento.
Ma l'uomo non venne. Scemato l'orgasmo, Sara provò a sfilarsi il pene
lentamente e con delicatezza. Il fastidio, non più coperto dal piacere, era
adesso molto forte.
Dopo esservi finalmente riuscita, si voltò verso il cazzo per osservarlo: si
sentiva appagata fisicamente ma non psicologicamente. Allora si inginocchiò
di nuovo ed afferratolo con entrambe le mani prese a massaggiarlo
freneticamente con ritmo e forza:
"VIENI BASTARDO! VIENI!" Urlò allo sconosciuto dura ed incattivita.
Appagato, quasi si rendesse conto che la donna non poteva concedersi a lui
più di quanto avesse già fatto, il cazzo l'accontentò.
Due lunghi fiotti caldi colpirono Sara con violenza sul viso e sul vestito.
Poi lo sperma continuò a colare, più lentamente ma sempre abbondante, lungo
l'asta e, ricoprendole, sulle mani che ancora si muovevano spasmodiche per
cercare di strizzare quel cazzo il più possibile.
Appena finì di eiaculare, l'uomo ritrasse il pene senza neanche aspettare
che questo cominciasse a perdere volume. Sara lo sentì scivolare via dalle
dita ancora serrate. Poi, come intontita, rimase immobile ad osservare il
foro che veniva richiuso.
Sentì ancora qualche rumore. Infine fu silenzio.
Sara rimase per un po' a fissare le sue mani lorde di sperma colante.
L'odore era pungente. Ripresasi un poco e cercando di non pensare a quello
che era successo, strappò dei pezzi di carta igienica per cercare di pulirsi
in fretta le mani, il viso e soprattutto il vestito. Per farlo meglio doveva
però uscire ed usare il lavandino. Allora si ricompose: recuperò le
mutandine, le infilò e si riassettò il vestito.
Mise mano al gancetto della porta ma qui si bloccò. Improvvisamente non ebbe
più il coraggio di uscire.
Rimase per molto tempo a pensare a delle scuse.
Pensò che avrebbe facilmente fatto credere al marito di essersi sentita
male.
Più difficile sarebbe stato evitare il giorno dopo lo sguardo indagatore
dell'amica.
Impossibile invece convincere se stessa che ad uscire da quella toilette
fosse ancora la stessa persona.
by Des
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento